Tutti voi immaginate che un marchio composto da parole che sono quasi identiche alla più nota espressione del turpiloquio inglese debba considerarsi contrario al buon costume e pertanto non registrabile. Ma è davvero così?
Il marchio in questione è il marchio “Fack Ju Göhte” e certamente vi ricorda qualcosa, sia per il “fack Ju” che per il “Göhte”; in effetti, sia l’EUIPO che il Tribunale dell’Unione Europea lo hanno ritenuto non registrabile in quanto contrario al buon costume, ma la Corte di Giustizia è apparsa di tutt’altro avviso (sentenza del 27 febbraio 2020 causa C-240/18 P).
Andiamo a vedere le motivazioni e cerchiamo di capire le ragioni delle diverse decisioni.
Le sentenze di Euipo e Tribunale UE sulla NON REGISTRABILITÀ del marchio
L’EUIPO e il Tribunale UE, rilevata l’identità della pronuncia tra “fuck you” e “fack ju”, hanno ritenuto che le due espressioni avessero il medesimo significato, offensivo e triviale, a maggior ragione in quanto accostato al nome (alterato ma comunque riconoscibile) del celebre scrittore tedesco.
Né l’EUIPO né il Tribunale UE hanno attribuito alcun rilievo alla circostanza che il marchio in questione riproducesse il titolo di una commedia cinematografica molto nota presso il pubblico tedesco, peraltro prodotta dalla stessa società che richiedeva la registrazione del marchio.
Il parere della Corte di Giustizia sulla REGISTRABILITÀ del marchio
La Corte di Giustizia ha evidenziato, al contrario, come:
il titolo delle commedia Fack Ju Göhte e Fack Ju Göhte 2 non sembra aver suscitato alcuna controversia in seno al pubblico. Peraltro, l’accesso al pubblico giovane a tali commedie, che si svolgono in ambiente scolastico, era stato autorizzato con il titolo citato e ha ricevuto fondi da varie organizzazioni e le commedie sono state utilizzate dal Goethe Institut a fini pedagogici.
La Corte conclude che: (punto 68 della sentenza)
Si deve quindi rilevare che tutti questi elementi contestuali indicano in modo concorde che, nonostante l’assimilazione dei termini “fack ju” all’espressione inglese “fuck you”, il titolo delle commedie non è stato percepito come moralmente inaccettabile dal grande pubblico germanofono. A questo proposito va inoltre rilevato che la percezione della citata espressione da parte del pubblico germanofono, ancorché ben nota a quel pubblico, che ne conosce il significato, non è necessariamente identica alla percezione che ne ha il pubblico anglofono, poiché la sensibilità nella lingua madre è potenzialmente maggiore rispetto a quanto avviene nella lingua straniera.
Quali insegnamenti possiamo trarre da questa sentenza?
Almeno un paio.
In primo luogo che il diritto non è una formula matematica e che ogni singolo caso va valutato nella complessità di tutti i suoi elementi: ciò che appare scontato a prima vista può non rivelarsi tale dopo un attento esame di tutte le circostanze.
Secondo, che specie quando si dispone di argomentazioni logicamente sostenibili occorre ricordare che ci sono più gradi di giudizio e quindi
valutate sempre assieme al vostro consulente di fiducia l’eventualità di proseguire nei diversi gradi di giudizio, pur a fronte di una prima decisione sfavorevole.
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